Il cambiamento culturale che (finalmente) sta riscrivendo le regole della cura
Approfondiamo cos’è la paternità attiva: per molto tempo la cura è stata considerata una responsabilità naturale e quasi esclusiva delle donne. Non per inclinazione biologica, ma per una costruzione culturale che ha separato, in modo netto e ingiusto, il potere pubblico dalla cura privata. Mentre agli uomini veniva attribuito il ruolo decisionale, economico e politico, le donne reggevano sulle proprie spalle il peso continuo e invisibile della cura: figli, casa, relazioni familiari, educazione.
Oggi questa frattura sta lentamente cambiando. E il cambiamento riguarda direttamente anche il nostro lavoro educativo e sociale.

Il nodo storico: la separazione tra potere e cura
Non è mai stato impossibile per i padri partecipare attivamente alla vita dei figli. È stato reso difficile da un sistema patriarcale che ha separato i ruoli, confinando la cura nello spazio domestico femminile e riservando agli uomini il potere pubblico, economico e decisionale.
In questa divisione ingiusta, le donne hanno portato per secoli il peso della cura senza riconoscimento, senza retribuzione, senza possibilità di scelta. Il lavoro di cura non è mai stato neutro: è stato assegnato.
Paternità attiva: un cambiamento che parte dal contesto culturale
Per secoli abbiamo associato al ruolo di chi provvede materialmente al sostentamento della famiglia la figura paterna, una figura paterna che però restava ai margini della quotidianità educativa e affettiva dei figli. Solo negli ultimi decenni si è cominciato a mettere in discussione questo modello, aprendo la strada a una paternità nuova, più presente, più partecipe, più consapevole.
I numeri ci aiutano a leggere questa trasformazione in corso:
- In Italia, tra il 2013 e il 2023, il tasso di utilizzo del congedo di paternità è passato dal 19% al 64% (INPS, 2023).
- La Legge di Bilancio 2024 ha esteso il congedo parentale, garantendo due mesi retribuiti all’80% per i lavoratori dipendenti (INPS, 2024), incentivando così la presenza dei padri nella cura.
- Secondo Save the Children (2024), la presenza paterna nelle prime fasi di vita riduce del 25% il rischio di problemi scolastici e comportamentali nei figli.
- In Norvegia e Islanda, oltre l’80% dei padri usufruisce di lunghi periodi di congedo parentale, con ricadute positive anche sull’occupazione femminile (OECD, 2023).
Si tratta di segnali ancora parziali, ma significativi, che raccontano di un riequilibrio tardivo ma necessario.
IL LEGAME TRA PATERNITÀ ATTIVA ED EQUILIBRIO EDUCATIVO
Il coinvolgimento dei padri nei percorsi di cura non è solo una scelta familiare, ma rappresenta oggi una leva strategica per ridurre le disuguaglianze di genere, riequilibrare i carichi di cura e favorire il benessere di tutti i membri della famiglia.
Dal punto di vista educativo, la presenza paterna incide positivamente su:
- la stabilità scolastica e il rendimento dei figli;
- lo sviluppo dell’autonomia emotiva e relazionale;
- la gestione più equilibrata delle situazioni di fragilità familiare.
Per questo il tema della paternità attiva non riguarda solo la sfera privata, ma entra pienamente nelle politiche pubbliche, nel welfare territoriale, nei modelli organizzativi aziendali, nella gestione dei servizi socio-educativi.
L’ESPERIENZA DIRETTA NEI SERVIZI EDUCATIVI DE IL COLIBRÌ
Per Il Colibrì, che da oltre trent’anni progetta e gestisce servizi educativi e socio-assistenziali rivolti a bambini, giovani, famiglie e territori, questa trasformazione culturale è una realtà concreta e quotidiana.
Nei nostri servizi vediamo ogni giorno quanto il coinvolgimento paterno rappresenti una risorsa preziosa:
- quando i padri partecipano ai colloqui educativi;
- quando collaborano nei percorsi di autonomia dei figli;
- quando diventano interlocutori attivi nei progetti di sostegno e inclusione.
Questa presenza genera stabilità educativa, rafforza il benessere familiare e alimenta reti sociali più inclusive e solidali.
PATERNITÀ ATTIVA E RESPONSABILITÀ SOCIALE DELLE ORGANIZZAZIONI
Non è un caso che anche le più recenti normative in materia di responsabilità sociale d’impresa e di parità di genere considerino il tema della cura condivisa come un indicatore strategico. La certificazione UNI/PdR 125:2022, sempre più adottata dalle organizzazioni pubbliche e private, inserisce proprio la condivisione dei carichi di cura tra i parametri di valutazione del grado di equità interna.
Sostenere la paternità attiva significa dunque non solo migliorare il benessere delle famiglie, ma anche concorrere alla costruzione di un sistema educativo, sociale ed economico più equo, sostenibile e generativo.
CONCLUSIONI
La cultura della cura sta lentamente ridisegnando il ruolo dei padri all’interno delle famiglie, ma anche il modo in cui pensiamo e costruiamo i servizi educativi e di welfare. Per Il Colibrì, lavorare ogni giorno in questa direzione significa investire in modelli educativi capaci di superare le rigidità del passato, favorendo relazioni familiari più equilibrate, inclusive e responsabili. E’ un cambiamento necessario, che guarda al futuro, ma che parte da una verità storica: per troppo tempo abbiamo lasciato “la cura” sulle spalle delle donne. Ora, finalmente, la cura sta diventando uno spazio condiviso.
